Come previsto, la sentenza della Corte di Cassazione che nel luglio dell’anno scorso, al termine di un lungo contenzioso fra il Comune di Livorno e due scuole paritarie cattoliche della città, ha condannato queste ultime a pagare 422 mila euro di Ici arretrata (con conseguenze facilmente immaginabili sull’equilibrio economico degli istituti), ha iniziato a “fare giurisprudenza”.
Sulla scorta di quel precedente, infatti, diverse amministrazioni italiane hanno cominciato a esigere dalle paritarie del loro territorio l’arretrato dell’imposta comunale sugli immobili. Pretesa legittima perché – secondo l’interpretazione della Cassazione – le scuole paritarie, pur essendo pubbliche esattamente come le statali (che al contrario l’Ici non sono tenute a pagarla), svolgono un servizio di «carattere commerciale». Che esso sia a scopo di lucro o meno, non conta; così come non conta il fatto che le rette versate dalle famiglie spesso non bastano nemmeno per raggiungere il pareggio di bilancio: i giudici nella loro valutazione di fermano al fatto che «gli utenti della scuola paritaria pagano un corrispettivo per la frequenza».
Il caso più rumoroso finora, dopo Livorno, è quello di Ferrara, dove la diocesi si è ritrovata un conto da pagare di circa 100 mila euro per l’Ici arretrata. La settimana scorsa il vescovo, monsignor Luigi Negri, ha scritto una lettera al premier Matteo Renzi per avvertirlo che a causa di questo «aumento notevole degli oneri» molte scuole paritarie cattoliche rischiano seriamente di chiudere, e che servono al più presto «norme che non lascino margini interpretativi sfavorevoli, come in occasione di quella sentenza della Cassazione assicurarono esponenti del suo governo». Il sindaco di Ferrara, Tiziano Tagliani del Pd, in una intervista alla Stampa si è detto d’accordo con il vescovo. Come si spiega l’apparente contraddizione? Pubblichiamo di seguito una lettera firmata dallo stesso Tagliani.
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Come Amministrazione Comunale abbiamo dovuto richiedere il pagamento dei tributi Ici/Imu arretrati alle scuole parificate del territorio dopo la pronuncia del luglio scorso della Corte di Cassazione intervenuta, in via definitiva, su un procedimento avviato dal Comune di Livorno.
Vorrei precisare che in materia di Ici non esiste discrezionalità né scelta politica: si tratta di applicare le norme – sanzioni incluse, applicate peraltro nella misura minima prevista in fase di accertamento – così come vengono evolvendo anche in forza di sentenze della Corte di Cassazione, il cui valore giurisprudenziale prevale nettamente sulle sentenze di altre Corti.
A mio parere la Cassazione ha interpretato in modo restrittivo la normativa che prevede l’esenzione dall’Ici per i locali di enti religiosi con attività prive di fini di lucro. È evidente che alcune scuole private hanno questi fini, ma altre no, e a Ferrara, come in molte altre città, i Comuni spesso danno contributi alle paritarie che, a malapena, riescono ad arrivare al pareggio di bilancio e che chiedono una retta solo per coprire i costi dei contratti degli insegnanti e per le utenze.
Nel nostro Comune sono venti anni che diamo contributi a queste scuole riconoscendone il servizio di pubblica utilità: scuole che svolgono un prezioso servizio alla comunità accogliendo bambini che altrimenti non troverebbero posto in altre strutture, scuole a cui il Comune di Ferrara assicura un contributo per i progetti e per il coordinamento pedagogico necessario a migliorare la qualità della attività educativa e per garantire il raccordo con le altre scuole d’infanzia (comunali, statali), nell’ottica del sistema integrato pubblico/privato di tutte le scuole d’infanzia; una quota aggiuntiva è anche destinata all’inserimento scolastico degli alunni disabili nelle scuole d’infanzia private.
Ora gli uffici fiscali hanno chiesto l’imposta retroattivamente per il 2010 e le scuole rischiano di chiudere.
Tutto questo ci mette in contraddizione con noi stessi: da un lato le finanziamo, dall’altro siamo tenuti a esigere l’Ici in base all’interpretazione restrittiva della Corte.
È necessario che il Governo faccia chiarezza uscendo dall’opacità di una normativa che, di fatto, lascia alla giurisprudenza il compito di stabilirne i criteri di applicazione.
Per ora le scuole paritarie stanno facendo ricorso contro la nostra pretesa presso la commissione tributaria, chiedendo che sia riconosciuta la natura non lucrativa della loro attività.
Di fatto la Cassazione dice: verificate i conti caso per caso, ma noi non ne abbiamo gli strumenti, e ora gli uffici fiscali stanno chiedendo l’Ici del 2010 perché non sia prescritta. Su questo tema siamo sulla stessa linea del vescovo, non è giusto che venga fatto questo automatismo.
Tiziano Tagliani
Sindaco di Ferrara
Foto scuola da Shutterstock
L'articolo Ferrara, il sindaco: «Finanziamo le paritarie, poi siamo tenuti a esigere l’Ici. Renzi faccia chiarezza» proviene da Tempi.